PELLEGRINI SUI LUOGHI DI GESU’ – Il pensiero di due pellegrine
È difficile condensare in poche parole il gran numero di emozioni e sensazioni provate nella settimana trascorsa in Terra Santa; tuttavia tenteremo di spiegarvi il significato di un pellegrinaggio attraverso i luoghi da cui spiritualmente proveniamo.
Siamo partiti venerdì 18 agosto 2017, dopo un controllo all’aeroporto dal sapore di interrogatorio, alla volta di Tel Aviv. Gli spostamenti hanno occupato la maggior parte della giornata, tuttavia siamo riusciti a ritagliarci un’ora per un bagno e una riflessione a Cesarea Marittima: il luogo da cui, tramite San Paolo, la Parola è salpata alla volta dell’Europa.
Il nostro percorso nella Terra d’Israele è iniziato a Nazareth, in questi due giorni abbiamo vissuto la dimensione quotidiana e intima dei primi anni di vita di Gesù. Grazie alla disponibilità delle Suore di Nazareth abbiamo potuto visitare quella che è identificata come la casa della Sacra Famiglia: ipotesi avvalorata dalla presenza di simboli cristiani incisi sul muro di ingresso della casa; dal ritrovamento di una tomba legata all’abitazione (propria delle case il cui abitante era ritenuto un Giusto); dalla datazione prossima ai primi secoli prima della nascita di Cristo.
Il passaggio dalla quotidianità al mistero dell’Annunciazione è stato mediato dalla partecipazione ai momenti di preghiera e riflessione culminati con la processione alla Basilica dell’Annunciazione.
La nostra permanenza a Nazareth è stata caratterizzata anche dalla salita al Monte Tabor, dove la fatica e il silenzio hanno conciliato la preghiera e la meditazione sulla trasfigurazione del Signore.
Dopo i due giorni a Nazareth siamo partiti alla volta di Betlemme, raggiunta solo dopo aver attraversato il muro che la separa da Gerusalemme: la cruda realtà di un Paese di tensioni ci ha per un attimo distolti dalla condizione di serenità spirituale.
Una delle tappe fondamentali di Betlemme è stata la visita alla Grotta della Natività a fianco della quale abbiamo celebrato la messa; una parte del gruppo ha inoltre deciso di assistere alla prima liturgia del giorno alle ore 5.50 del mattino nel luogo della deposizione del bambino Gesù. La sensazione che abbiamo provato è stata quella di una vera e propria nascita data dal caldo della grotta e dalle voci dei fedeli contrapposte all’aria fresca delle prime ore del mattino. Betlemme è stato per noi anche il punto di partenza per la visita ad alcuni luoghi chiave del nostro pellegrinaggio, nei quali il Signore ci ha parlato attraverso la natura nelle sue forme più svariate: dalla vegetazione lussureggiante del Monte delle Beatitudini e della Chiesa del Primato di Pietro alla brezza che gonfiava le vele della nostra barca sul Lago di Tiberiade, passando per il sole rovente di Cafarnao. In quegli ambienti ci siamo immedesimati nelle folle che ascoltavano Gesù e assistevano ai suoi miracoli e negli apostoli che sentirono la sua chiamata mentre svolgevano il loro mestiere di pescatori.
È stata una comunione diretta, autentica, totale.
Giungiamo alla fine del nostro percorso a Gerusalemme, la Città Santa, crogiuolo di culture e fulcro di contraddizioni. Appena arrivati ci siamo subito lasciati trasportare dalla folla, dai colori e dagli odori del quartiere arabo, lungo le vie del quale abbiamo pregato la Via Crucis: ripercorrere le stazioni della via che ha condotto Gesù fino al Golgota, nella brulicante vitalità di quelle strade, è stato senza dubbio una delle esperienze più emozionanti del nostro viaggio.
Il silenzio del deserto di Giuda ci ha, invece, accompagnati per la durata del cammino che da Gerusalemme porta a Gerico, lasciandoci riflettere dopo la messa che più di ogni altra ha ricollegato la Parola con il luogo in cui è stata celebrata.
La meditazione iniziata nel deserto ha raggiunto il suo culmine nell’orto degli ulivi nel quale abbiamo praticato l’Ora Santa: vegliare in questo luogo in cui è ancora tangibile l’agonia di Gesù ci ha consentito di immedesimarci nella sofferenza che ha caratterizzato le ultime ore della vita terrena del Signore.
Un luogo molto atteso che però ha creato più confusione che chiarezza a molti di noi è stato il Santo Sepolcro, caratterizzato da una divisione interna palpabile tra le diverse chiese cristiane. Questa realtà è servita a farci comprendere la necessità della preghiera per l’unità dei cristiani, affinché il dialogo sconfigga le discordie.
Al termine di questa esperienza l’augurio che vogliamo portare alla nostra comunità è quello che ognuno possa compiere un pellegrinaggio che gli consenta di conoscere meglio se stesso e le proprie origini cristiane poiché la vita interiore e spirituale è come un viaggio, un cammino, un pellegrinaggio.
Costanza Conta Canova
Lara Schialvino
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