PELLEGRINI SUI LUOGHI DI GESU' – Il pensiero di un giovane pellegrino
PELLEGRINI sui luoghi di GESU’, ognuno con la propria STORIA e con la propria RICERCA. Tra i 28 giovani provenienti da diverse parrocchie della diocesi che dal 18 al 25 agosto, con don Marco e don Davide, hanno visitato i luoghi santi della terra di Gesù, c’ero anche io. Sono stati giorni molto intensi.
Siamo partiti verso la Terra Santa per ripercorrere le strade e i luoghi dove Lui è passato.
“Tutti là siamo nati”
si legge nel salmo 87.
L’intero pellegrinaggio mi è parso quasi un ritorno a casa, poiché nulla di quella terra benedetta, è estraneo alla nostra storia. Lì, dove Dio ha deciso di posare la sua gloria, abbiamo fatto esperienza di trovarci dinanzi al quinto vangelo, fatto dalla terra e dal cielo che hanno ospitato il figlio di Dio. Ci hanno accompagnato le parole e i gesti di Gesù, rivissuti nei luoghi in cui Lui li aveva inaugurati, dalla Galilea alla Giudea, sempre accompagnati dalla scrittura che guidava il nostro pellegrinaggio. La terra d’Israele è stata la porzione di mondo scelta da Dio per incarnarsi in questa storia ed eliminare ogni distanza tra Lui e l’uomo. Per questo, il nostro metterci in cammino verso la terra di Gesù è stato l’incontro con Dio nel luogo di cui Lui ha detto
“Lo pianterò come un chiodo in un luogo solido; ed egli diverrà un trono di gloria per la casa di suo padre” (Isaia 22,23).
Il pellegrinaggio in Terra Santa è perciò unico e indimenticabile perché legge le profondità della nostra identità.
La Terra Santa è un luogo molto frenetico, dove le preghiere di tanti uomini, anche di diverse culture, si intrecciano. Camminando per le piccole vie di Gerusalemme, nel quartiere arabo si vedono dei tessuti con dei colori accesissimi che ti catturano gli occhi. Per le strade profumi di tutti i generi ti avvolgono, ogni luogo ha il suo profumo che ti riempie le narici e ti rimane inciso nei ricordi. A Gerusalemme si vive molto velocemente. Ci sono persone che corrono da tutte le parti. Qui ebrei, arabi e cristiani convivono con molte difficoltà. In Terra Santa ogni uomo cerca Dio. Gli ebrei per Gerusalemme corrono veloci, hanno sempre una meta. Stanno attendendo, eppure non attendono passivi, continuano a cercare, affannati, angosciati. I musulmani cercano Dio, sì, anche loro hanno sete, sono arrabbiati, sono frustrati dalla sua mancanza, si contendono Dio con gli ebrei, come se fosse un possesso. A Gerusalemme tutti pregano, ma non si riesce a pregare. Nessuno vuole sentire gli altri pregare, e nessun luogo permette a Dio di parlare, perché l’uomo pretende di dire tutto di Dio. Qui ciò che parla di Dio è l’assenza: l’assenza di pace, l’assenza di silenzio, l’assenza di ascolto, l’assenza di amore. Quanta inquietudine si vive in questa città, nel cercarlo.
A Nazareth, invece, è tutto diverso, tutto molto più tranquillo. Sembra proprio di entrare in quella che poteva essere la quotidianità di Gesù per i primi 30 anni della sua vita. E’ un luogo molto semplice, ma allo stesso tempo carico di vita. Un po’ quello che Gesù ci chiama a vivere, non una vita semplicemente banale, ma vissuta nella semplicità.
Per me l’esperienza in Terra Santa è stata un’occasione per riscoprire l’essenziale, quello che basta e che fa nascere vita. Sono un giovane molto pratico, mi piace agire piuttosto che spendere tante parole senza poi concludere nulla. Poter stare nei luoghi di cui tanto ho letto nei Vangeli dà un sapore tutto nuovo a tante cose. Questi sono davvero luoghi dove Dio parla a ognuno di noi. Io ho sentito che proprio lì la Parola si è fatta carne. Il Signore chiama ciascuno di noi a una vocazione specifica, che risponde profondamente a un desiderio che portiamo da sempre nel cuore ed è per questo che siamo pellegrini, perché cerchiamo sempre di ritornare a quel qualcosa di grande che ci unisce a Dio. Nei vari luoghi dove siamo stati rivivendo anche gli episodi del Vangelo, quindi gli stessi luoghi dove Gesù è passato, è vissuto, man mano è nata in me una gioia indescrivibile. Ci siamo preparati per un anno con incontri, formazione e preghiera. Le parole che oggi risuonano dentro di me sono “la via, la verità e la vita” e la via non è altro che questo pellegrinaggio che abbiamo fatto in questi giorni, i momenti, gli amici, le situazioni, i profumi, tutto quello che ha provato Gesù Cristo, che in questo cammino ci ha voluto insegnare la strada per poi tornare a casa dove è cominciato il vero pellegrinaggio. Nel pellegrinaggio non mi aspettavo immediatamente una risposta chiara sulla mia vita, ma la attendo ora: che cosa mi chiedi Signore, dove mi vuoi, che cosa vuoi fare della mia vita? E’ attraverso la Sua Parola concreta che il Signore dà ogni giorno una risposta a questo desiderio, una intuizione, e io desidero gettare le reti. Tornare a casa dopo un’esperienza così viva non è semplice perché i problemi non svaniscono. La routine è sempre la stessa, gli amici sempre quelli. Però una cosa è cambiata: la mia consapevolezza di essere figlio amato. E questo mi pone davanti ai problemi come un uomo nuovo, con la certezza di non essere solo a combattere ogni giorno per rinnovare il mio sì! Dalla Terra Santa è bello tornare, perché la vita è qui, nel nostro tempo, nel nostro spazio.
Un giovane pellegrino
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