Meditazione del Vescovo Edoardo in occasione della GMG diocesana di sabato 8 aprile 2017
Cari ragazzi,
- dal santuario di Maria al Misobolo a questo santuario di Maria a Cuceglio, avete fatto dei passi e arrivando qui avete lasciato, lungo la navata, il segno di questi passi. Questi passi concreti – fatti dai vostri piedi, dalle vostre gambe, su una strada – sono anche “simbolici”: esprimono, cioè, qualcosa che va oltre il cammino di 3 km e mezzo fatto da un santuario all’altro. Sono simbolo della vita cristiana che è un cammino: dal Battesimo in cui diventiamo figli di Dio al capolinea della vita terrena, quando passeremo da questo mondo alla realtà che sta al di là dei suoi confini; un cammino che si compie seguendo Gesù, non come un’idea, un insieme di norme, ma Lui come l’Uomo-Dio che è qui, misteriosamente presente, ma realmente presente… Le norme del vivere ci sono, ma non sono scritte in un libretto di istruzioni: le norme sono Lui che parla e dice, Lui che ti abbraccia e, camminando con te, ti prende per mano, Lui che si ferma a rialzarti quando cadi, Lui che ti “promuove”, ti spinge avanti, ti libera dalla tristezza che nasce dal constatare che tante volte non ce la fai ad essere come vorresti, poiché è di qui che nasce la più grande tristezza: non dalle situazioni spiacevoli, dai problemi che tutti abbiamo, ma dalla percezione che io, io, non sono come vorrei essere, come sarebbe giusto e bello che fossi… Le situazioni sono solo il terreno in cui io mi trovo ad essere; ma le situazioni non sono “me”… La situazione sfida la mia persona; ed è proprio lì che io mi rendo conto di quanto valgo davvero… Diceva a Cristo un giovane greco – si chiamava Gregorio e noi lo chiamiamo “Nisseno”, poiché è diventato, suo malgrado, vescovo di Nissa, nell’Asia Minore –: «Se io non fossi tuo, o Cristo mio, sarei una creatura perduta»… Anche noi possiamo dire a Cristo la stessa cosa: Io sono tuo; sono tuo perché Tu per primo, o Cristo, mi dici: “Io sono tuo”! Ragazzi, se questa consapevolezza non plasma il nostro vivere, che senso ha il cammino della vita? Studio, lavoro, amo, cerco, mi muovo… per che cosa? “Per meno di tutto non vale la pena”! Cristo non è “una marcia in più”, come qualcuno pensa… Ricordo una signora che mi diceva: voi che avete fede avete una marcia in più… Le ho risposto: no, signora, non abbiamo una marcia in più; Gesù non è un aiuto: è il motore; non è un optional: è il tutto! La vita cristiana è camminare con Lui, non in astratto, prendendo spunto qua e là da qualche valore presente nei suoi discorsi, ma camminare con Lui dicendoGli “Tu”, come si fa con uno che c’è, che è qui con te… E dirgli “Tu” significa, nel corso della vita, incontrarlo nel Sacramento della Confessione, nella Messa e nella Comunione, nella preghiera di ogni giorno, nella lettura e meditazione della Sua Parola contenuta nel Vangelo, nella costruzione di rapporti veri con quelli che fanno parte della nostra comunità, nell’annunciare Lui a quelli che non lo conoscono o non lo conoscono a sufficienza, nel pensare come pensa Lui sulle questioni della vita e quindi nel conoscere bene, anche alla luce del Catechismo, quello che Lui pensa, senza inventare o adattare ai miei criteri il Suo insegnamento… Capite, ragazzi, che cosa simboleggiano i passi che avete fatto dal Misobolo a Cuceglio? E’ per questo che sono una grande cosa… Ed è per questo che li avete fatti pregando con il Rosario, contemplando con Maria i “misteri”, cioè i fatti della vita di Cristo che camminava con voi, che stava davanti nel cammino e anche in mezzo a voi e anche dietro a voi, perché la Sua presenza abbraccia tutto: il prima, il durante e il dopo…
- Con Maria! La Madre di Gesù, che è anche la sua prima discepola, come abbiamo visto nel Vangelo. Da Nazaret ad Ain Karim, dalla Galilea a Gerusalemme, dove qualcuno di voi andrà quest’estate nel pellegrinaggio in Terra Santa, Maria cammina… Sono i passi della prima persona che cammina con Cristo, che segue Cristo… E’ Lei che lo porta nel grembo, ma in realtà è Lui che conduce Maria da Elisabetta. Maria, infatti, ci va per obbedienza a ciò che le è stato detto nel momento in cui ha accolto Cristo nel suo grembo… «Vedi» le disse l’angelo e Maria andò a vedere. I suoi passi su quei 150 km di strada sono i passi della fede. Diventano i passi della carità quando, dopo aver visto, si ferma da Elisabetta tre mesi; certamente non per riposarsi prima di tornare a Nazaret: …tre mesi per riposarsi? Maria sta là, in quella casa, a fare ciò che le donne facevano, quando non c’erano gli elettrodomestici di oggi, i forni a microonde, l’acqua in casa… La carità che Maria vive al servizio di Elisabetta nasce dalla fede, dal sì della fede che lei ha pronunciato non solo a parole… A proposito del “riposarsi”, permettetemi una parentesi. Le vacanze estive non sono lontane… Vacanza (dal latino vacare) indica i giorni liberi dai soliti impegni obbliganti… E’ “tempo libero” da qualcosa che, in altri momenti, si è obbligati a fare; sono i giorni della “gratuità” e la “gratuità” – diceva un grande educatore – è «il valore più grande dell’uomo, ciò per cui vale la pena vivere». Proprio da come usa il tempo libero si vede in un ragazzo – come in un adulto – quello che gli sta maggiormente a cuore. Se uno lo disperde, non ama la vita; se la vacanza non è il momento in cui uno si impegna liberamente, non costretto, col valore che riconosce prevalente nella sua vita, non si impegna affatto con niente. La vacanza, per questo, è una cosa importante. Torniamo a Maria. «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49): il Magnificat è il tema della GMG che ci impegna, quest’anno, a riflettere sulla “memoria” per poi avere coraggio nel presente (GMG 2018) e poi lanciarsi nel futuro (GMG 2019). Memoria: avete visto la chiesa del Misobolo e ora stiamo guardando questa di Cuceglio: guardandole facciamo memoria del cammino di fede di coloro che in queste nostre terre ci hanno preceduto… Il nostro cammino, quello che noi facciamo oggi, nel nostro tempo, così diverso per vari aspetti da quello del passato, non è un altro cammino: è quello di sempre, quello iniziato da Maria e dai primi discepoli del Signore… I tempi cambiano, cambiano i linguaggi, gli stili, i gusti: una chiesa romanica non è una chiesa barocca, lo stile dell’Ottocento non è quello di oggi… Ma la novità non sta in questi legittimi cambiamenti storici: la vera novità c’è se noi viviamo oggi, nel nostro tempo, ogni nostro passo come un “nuovo inizio” innestato sull’inizio da cui tutto è partito, perché «nuovo non è ciò che è diverso, ma ciò che è vero» e “vero” è il cristianesimo, vero è consegnare a Cristo la nostra vita e viverla per Lui, con Lui, in Lui! «…Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva… di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore». E’ canto di gioia quello che Maria intona sulla soglia della casa di Elisabetta. Il segno che Maria vede è la gravidanza di Elisabetta anziana e sterile, ma è segno per lei anche ciò che ascolta da Elisabetta che le dice (come poteva saperlo?): Tu porti il Cristo nel tuo grembo… In che consiste la nostra gioia? Da che cosa nasce? Ce lo dobbiamo chiedere. Nasce dal vivere come dice san Paolo: «Vivo io, non più io, Cristo vive in me»? La gioia di Maria nasce di lì. E in quel fremito di gioia, percepire tutta la propria piccolezza non è più motivo di inquietudine; sa che è abitata da Dio, il Dio che è amore misericordioso, un amore a cui io solo posso impedire di raggiungermi: e ciò accade quando sono “superbo dentro”, nel profondo; quando imposto la mia vita senza lasciare che il centro di tutto sia Lui, ma Lui vero, non quello che io penso che Lui sia…
Buon cammino, ragazzi! Quello di questa GMG è un passo che continua nel cammino di ogni giorno! Sia lodato Gesù Cristo!
† Edoardo, Vescovo