“… per lasciare un’impronta”. E’ un mandato forte lasciare un’impronta nel mondo, una grande missione che papa Francesco ha affidato ai giovani alla GMG di Cracovia, una missione che presenta certo molti rischi, primo tra tutti quello di “rimanere con la mano tesa” quando si cerca di creare ponti verso coloro che non ricambiano questo desiderio. Eppure, dice il papa, “nella vita bisogna rischiare: chi non rischia non vince”. Rischiare significa anche fare scelte contro corrente, come quella di non confondere la felicità con un comodo divano nel quale paralizzarsi.
Tanti nella nostra diocesi sono i giovani con il cuore pieno di entusiasmo, progetti e impegni. Giovani che desiderano camminare insieme, in cordata, rimanere uniti come i nodi di una rete, per portare un’impronta nel mondo: che significa semplicemente essere se stessi nella vita quotidiana, in famiglia, nella scuola, nello sport, con amore, con semplicità, con un grande sorriso.
Ecco perché “… per lasciare un’impronta” è il tema del nuovo anno pastorale. Esso non vuol essere soltanto una bella frase e uno slogan, ma deve essere lo spirito con cui ci prepariamo e partiamo per vivere questo nuovo anno di cammino come giovani che vivono nella diocesi di Ivrea, un anno nel quale avrà anche inizio la visita pastorale del nostro vescovo Edoardo.
Chi si mette in cammino lascia impronte che diventano tracce da seguire; tracce che richiedono lo stare ben piantati a terra, ma nello stesso tempo tenere lo sguardo verso l’orizzonte, verso l’alto, verso quella meta che vuol dire felicità vera!
Lo spirito deve essere di chi è pronto a mettersi con entusiasmo a servizio della comunità, ognuno con i propri talenti, le proprie qualità. Mettersi in gioco per il bene della Chiesa, una Chiesa in uscita, come la vuole papa Francesco, una chiesa capace di andare là dove l’uomo ha più bisogno.
“… per lasciare un’impronta”. L’impronta la riesce a lasciare solo chi, con coraggio parte per il viaggio della sua vita e sa mettersi in ascolto della vera Parola, quella di Dio, che è una parola di verità e di vita. I tempi privilegiati nei quali vogliamo metterci in ascolto della Parola di Dio, attraverso la proposta di alcuni giorni di ritiro, saranno l’Avvento e la Quaresima. Il ritiro è quel tempo che aiuta ad affrontare la vita con lo sguardo di chi ha incontrato Gesù e porta nel cuore la sua parola: solo così la parrocchia, l’oratorio, il movimento o l’associazione giovanile possono diventare luoghi di crescita e di formazione nei quali vivono cristiani adulti, maturi, pronti a dire “sì” per mettersi a servizio della comunità.
“… per lasciare un’impronta”. Tutti: sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, animatori, educatori, adulti siamo chiamati a testimoniare ai bambini e ai giovani a noi affidati la bellezza di una vita vissuta secondo il Vangelo o meglio testimoniare la gioia del vangelo. La Chiesa diocesana, che è una grande famiglia, deve essere un luogo in cui nessuno si senta escluso: un sorriso, una buona parola, del tempo speso per ascoltare! I campi invernali ed estivi proposti per i giovani da tante parrocchie, gruppi e associazioni sono da sempre il luogo dove testimoniare e vivere il Vangelo.
“… per lasciare un’impronta”. E’ Gesù il tesoro più grande, colui per il quale vale la pena rinunciare al resto per avere il tesoro più prezioso della nostra vita; tutte le ricchezze non sono questo tesoro! Cercare Gesù, incontrare Gesù, è il grande tesoro e questa esperienza la possiamo fare ogni giorno, attraverso la vita nella comunità cristiana al servizio della “vita buona del Vangelo” annunciata, testimoniata, condivisa. La meta del cammino è Gesù, le orme da seguire sono quelle di Gesù, le impronte sono quelle dei santi, le tracce da cercare sono quelle di una vita che valga la pena di essere vissuta… ecco il cammino e i contenuti di un anno insieme.
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