L'inizio del vero Pellegrinaggio
Amici!
GRAZIE
Grazie per averci seguiti e pregato con noi in questo peregrinare da Firenze a Roma.
Roma che era la meta è diventata solo un punto di partenza!
Questi sono alcuni pensieri di chi ha partecipato…
Penso di poter dire che il Signore mi ha insegnato a condividere. Questo è il dono più grande che ho ricevuto in questi giorni. Imparare a guardare se l’altro ha bisogno, avere coraggio di chiedere aiuto e cercare conforto in una parola o in un gesto di chi cammina accanto a me. Ieri durante la messa siamo stati esortati a guardare il prossimo come a un fratello, un figlio del Padre, come noi, e a vivere vedendo questo negli occhi di chi incontriamo. Penso che la fatica di questi giorni ci abbia insegnato almeno un po’ a farlo.
Valeria
Sulla via francigena ho capito cosa vuol dire mettersi in cammino. Affrontare ogni ostacolo che incontri, pioggia, caldo, vento, ma anche qualcosa che ti viene da dentro: stanchezza, ansia, voglia di arrendersi. Ho imparato a convivere con queste cose e arrivato a Roma, mi sono chiesto se davvero il mio cammino si era concluso li. Risposta: no. A dire la verità, non era neanche cominciato a Firenze: il pellegrinaggio e un viaggio che dura tutta la vita. Roma è stata un traguardo, ma non un punto d’arrivo finale; ci sono ancora moltissime vie, strade sentieri che portano ad un unica meta: il Signore. Ed ecco che imparo a guardare con occhi diversi la quotidianità che mi circonda, e cerco di viverla come se ogni giorno dovessi giungere ad una tappa, nonostante le fatiche che incontrerò lungo la strada, sarà quella la motivazione che mi spingerà ad arrivare a fine giornata. E quando arriverò sarò stanco ma felice, mi soffermerò poco a guardare ciò che mi sono lasciato dietro e, con coraggio guarderò ciò che avrò davanti, e dalla mia bocca uscirà solo una preghiera di lode per il Signore, che è stato, è e sarà sempre vicino a me.
Giacomo
Pensando al pellegrinaggio mi viene in mente la parola “sfida”.
Una sfida a prendersi del tempo, a staccare dai mille impegni della scuola e della vita quotidiana per riflettere su di me, sulle mie relazioni, sui miei 20 anni. Troppo poche volte a casa mi fermo per riflettere. Una sfida per mettersi in gioco fisicamente con tutte le forze: Arrivare alla meta ogni giorno dava grandi soddisfazioni! Un modo per relazionarsi con gli altri, capire che nel cammino, così come nella vita, non si è soli e le persone che incontri non sono tutte uguali. Una rinascita nella preghiera e nel rapporto con Dio, ripartire da capo, riimparare a pregare e a ringraziare per tutto il bene ricevuto. Veramente grandi cose ha fatto il Signore per noi, per me e per le persone che mi ha messo accanto!
Ma la sfida non è finita, e forse ora è ancora più grande: riuscire a trasmettere tutta la gioia ricevuta!
Veronica
La francigena è pioggia che ti inzuppa le scarpe, è sole che ti brucia la pelle… La francigena è sete che ti asciuga la gola, è l’acqua di un torrente in cui fare il bagno… La francigena è la fame che ti toglie le forze, è una tavolata con 22 piatti… La francigena è la polvere fino alle ginocchia, è stendere il bucato tra gli olivi… La francigena è passeggiare in una piazza, è scivolare nel fango… La francigena è avere tutto il necessario, è non avere nulla oltre l’indispensabile… La francigena è l’indifferenza di molti, è il saluto di un contadino… La francigena è la felicità di partire, è la tristezza del rientro… La francigena è la fatica di portare lo zaino da soli, è la gioia di arrivare insieme alla meta… La francigena è camminare con tuoi amici, è camminare con Lui…
Alessandro
Credo che la settimana di cammino passata insieme sia stata molto importante per me, perché ho toccato con mano, anzi con “piede” come il cammino svolto sia davvero una metafora della vita.. perché:
1) bisogna avere il coraggio e la forza per camminare e raggiungere una meta;
2) in ogni tappa si possono incontrare situazioni,persone, circostanze diverse, sia buone che cattive: i momenti buoni vorresti che fossero infiniti, non smettessero mai.. ma poi arriva la fatica, la demotivazione, la salita.. e l’unica cosa da fare è continuare a camminare..
Io non sono convinto di aver capito quale sia la mia meta.. però ho cominciato a camminare !!
Andrea
Il pellegrinaggio racchiude in sé molteplici significati e non si conclude mai nella meta che abbiamo inseguito passo dopo passo, km dopo km, tappa dopo tappa. Il pellegrinaggio è stato per me la più comoda autostrada per la mia fede, che da una selva oscura in cui era caduta ha ritrovato la via della luce, della speranza, dell’amore. È stato un periodo di crescita sotto tutti i punti di vista, e cosa c’è di più bello se si ha la possibilità di crescere nella via del Signore, sotto la sua protezione.
Il pellegrinaggio si è trasformato in una ricerca, ricerca di tutto, del creato, del creatore, della natura esteriore e di quella interiore, della strada da percorrere e di quella da evitare, ma soprattutto l’esperienza più bella, più utile, più emozionante, per ritrovare l’amore più grande di tutti, quello che Dio prova per noi e per tutte le sue creature.
Saluto ai miei compagni
Cari compagni di viaggio, ma soprattutto cari amici,
Ritornando indietro di qualche giorno, i miei ricordi sono ancora freschi ma parlano di giornate intense e meravigliose diverse dal solito. Parlano di vicende che sembrano lontanissime dalla vita di tutti i giorni, ma che allo stesso tempo sono vicinissime nel tempo. Sembra ieri pensare a domenica 23 agosto, la prima giornata del nostro viaggio insieme. Non conoscevo ancora nessuno di voi, o meglio, qualcuno sì ma poco poco e non mi osavo rivolgervi per primo la parola. Eppure guardate come sono poi cambiato e meno male che a Roma siete stati voi a non rivolgermi più la parola e ce l’avete fatta qualche volta a zittirmi…
Ripensando al viaggio di andata sul treno, ai primi passi per Firenze, all’incontro col vescovo prima di trasferirci insieme a Gambassi Terme, ero ancora titubante. Non vedevo l’ora di camminare da solo per conto mio, mettermi in marcia e pensare solo a quello. Ma qualcosa è scattato in me, e da quel momento in poi è stato bellissimo condividere ogni istante della giornata con voi. Di solito mi piace rimanere in silenzio, da solo con me stesso, isolarmi e pensare, sopratutto quando mi alleno in bicicletta, invece devo dire che con voi non desideravo altro che stare sempre con voi e ve ne sarete resi conto. La fatica non esiste, mi ripeto sempre, e io non la sentivo perché lei sapeva che più si faceva sentire, più io non la ascoltavo perché continuavo a camminare rigurgitando parole a destra e a sinistra, a voi e a vanvera che come sapete mi rispondeva. Così sono partito da Gambassi Terme, la prima tappa è stata ancora un rodaggio, una prova con la pioggia, la più difficile così come anche le operazioni dopo tappa alle quali non ero abituato. Ma dal giorno dopo era già in fase di decollo…voi mi avete sempre chiesto, come fai a non essere mai stanco, da dove la prendi tutta questa energia, perché dopo una salita non stai zitto ma continui a parlare. La risposta è molto semplice…la mia energia siete stati voi…il mio motore siete stati voi…la mia forza siete stati voi…e io ho sempre avuto bisogno di stare in mezzo a voi per continuare ad andare avanti. Le restanti tappe fino a Roma sono state sorvolate nel vero senso della parola perché il tempo è davvero volato e Roma purtroppo si è sempre avvicinata. È stato un viaggio intenso e divertente e camminare è stato davvero un piacere. Per me è sempre stato un viaggio di crescita. Non mi ricordo più di com’ero a Gambassi Terme, anche perché non mi è mai sembrato di essere partito da quella località e penso che mai lo realizzerò, Ma vi assicuro che ognuno di voi ha lasciato una traccia indelebile dentro di me. Ogni giorno ho imparato e scoperto cose nuove. Ho conosciuto e visitato posti nuovi. La mia, e spero anche la vostra fede, si è ampliata, irrobostita e fortificata, soprattutto grazie agli esempi di sequela Christi, alle indicazioni sorte dalla preghiera, dai salmi del pellegrino e dal Vangelo, e dagli incontri cha abbiamo fatto durante il nostro cammino e sulla vita dei santi e sulla pratica di nostri fratelli e sorelle e sul loro modo di vivere la fede, uno su tutti l’incontro toccante con le monache di clausura do Sutri. E soprattutto ho imparato a conoscervi meglio. I vostri discorsi, i racconti delle vostre esperienze e le vostre osservazioni mi sono state molto utili e mi hanno reso molto meno confuso sul futuro. Adesso elencare tutto mi viene difficile ma l’unica cosa che posso dirvi è ringraziarvi di cuore per tutto quello che avete fatto per me e per essere entrati dentro di me.
Un ringraziamento enorme e particolare va a Don Davide per tutto quello che ha fatto, per aver organizzato perfettamente questo bellissimo pellegrinaggio e per avermi donato la possibilità di parteciparvi. Ringrazio anche Don Gianni per quello che mi ha insegnato e per i bellissimi discorsi che ho avuto piacere di fare in sua compagnia. Ormai siamo ritornati a casa, ognuno con i suoi impegni e attività. Io vi devo dire che ho faticato moltissimo i primi giorni a riprendere, martedì mattina mi sono svegliato piangendo, triste per non avermi più vicino a me. Non avevo più la forza per uscire, correre e camminare perché eravate voi la mia forza. Ora per fortuna mi sto riprendendo perché il mio pellegrinaggio deve continuare per sempre verso la Gerusalemme celeste. Firenze-Roma è stato un piccolo prologo, l’autostrada, che dal sentierino di montagna poco segnalato ci ha portato sulla retta via. Sta a noi allora rimanerci e non uscire ai vari caselli, metafore delle tentazioni del diavolo che incontriamo tutti i giorni. Da Roma quindi siamo ripartiti…”perché sappiamo che una nuova vita da qui è partita e mai più si fermerà”…Con questo vi saluto, lasciandovi però un piccolo incoraggiamento per tutti voi. Visto che sono state così meravigliose questè due settimane, come già ci avevano consigliato le monache di clausura di Sutri, perché non proviamo a cambiare ritmo alla nostra vita…Sì, proprio così, ad invertire la rotta, trasformando la nostra vita di tutto i giorni come se fosse un vero pellegrinaggio, un’altra via francigena o un altro cammino di Santiago, utilizzando i prossimi incontri, i prossimi impegni a livello diocesano o mondiale come la prossima GMG di Cracovia come momenti per approfondire la nostra fede e vivere più intensamente questo nostro eterno pellegrinare, un po’ Come se noi ci fermassimo all’ autogrill dell’autostrada per fare una piccola sosta, per rifornire noi e il nostro motore. Un grande saluto e grazie di essere entrati in me e di fare parte di me.
Paolo
Mettersi in cammino è una cosa che, consapevolmente o inconsapevolmente, facciamo tutti i giorni. Corriamo, ci dividiamo fra famiglia, lavoro, attività pastorali (per chi le ha e crede). Ci sediamo, ci fermiamo, ci guardiamo intorno sincerandosi che tutto vada bene. La nostra vita è un cammino accompagnato da pause e da incontri. La meta è quella di arrivare a fine giornata nel miglior modo possibile cercando di riorganizzare i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni, le nostre gioie e i nostri dolori.
Più o meno frequentemente ci ritagliamo degli spazi per noi, per il nostro benessere: la lettura di un libro, un po’ di attività fisica, un massaggio rilassante, una dormita, un pranzo, una gita, ecc… Più raramente ci si pone interrogativi sul senso della vita, sui problemi degli altri, sulla solidarietà, condivisione. E se Dio esistesse, è la sua esistenza mi riguardasse? E se ho fede, i miei rapporti come sono? Con me, con Lui, con i miei fratelli, con tutto ciò che ci circonda?
Mettersi in cammino, come ho fatto, con un gruppo di 20 giovani e Don Davide come Pastore del piccolo gregge, è stato un rallentare tutto il mio essere accrescendo ogni stimolo, ogni percezione, ogni senso. Dopo il primo giorno mi sono realmente posto la domanda: perché sono qui, cosa ci faccio qui tutto bagnato, indolenzito, coricato a terra con mal di testa, mal di pancia, ai piedi in mezzo a 20 ragazzi entusiasti, che guardano avanti e giocano a briscola a gruppi di 5!!!( era solo il primo giorno, cominciato con un acquazzone, e per me era come non potessero essercene altri). Mi sentivo straniero e non pronto ad essere pellegrino.
Ancora non lo sapevo ma quei giovani sono stati la mia salvezza. La loro fiducia in Dio, la loro gioia, la ricerca della meta mi hanno aiutato a lasciare da parte tutte le preoccupazioni , tutti i dolori. È il Mistero della nostra fede, crea comunione, forma comunità, condivisione. Cristo con noi, tutti i giorni, per sempre. Il pane ed il vino sull’altare erano il momento più alto della giornata.
Il piccolo gregge cammina con gioia, con o senza vesciche, protetto da Dio come Gerusalemme è protetta dai monti. È bella la strada per chi cammina, ed i nostri occhi hanno toccato paesaggi magnifici. La nostra anima si è ristorata con la pioggia e con il sole, all’ombra degli ulivi. Lunghi filari di vigneti accompagnavano il nostro cammino e dai prati venivano profumi di erbe aromatiche.
La strada del pellegrino è una strada lenta ma continua che non accetta il superfluo, gli affanni. Si viene educati a considerare solo ciò che è essenziale. Sicuramente la prossima volta lo zaino peserà la metà o anche meno, la biancheria sarà tutta avvolta in sacchetti impermeabili, terrò più acqua e cibo per il cammino, ecc… Ma in mezzo a tutti questi disagi l’amore e la misericordia di Dio ci sono compagni e ci mettono alla prova facendoci correggere, in corsa, ogni cosa. Nel pellegrinaggio si compie una ricerca di senso, si prova a capire chi siamo, come vogliamo spendere la nostra vita nelle cose che facciamo. Si fa un cammino di conversione e di discernimento. Si portano con noi gli amici che non sono potuti venire, gli ammalati che si sono raccomandati alle nostre preghiere, le nostre famiglie che sono rimaste a casa e tutte le intenzioni per la pace nel mondo, i cristiani perseguitati, i rifugiati, i missionari, le intenzioni di Papa Francesco, il nostro Vescovo Edoardo e tutti i Pastori della Chiesa. E tante altre intenzioni che ognuno di noi conserva nel cuore.
La bella strada che ho percorso con don Davide e i giovani della Diocesi di Ivrea si è rivelata un’esperienza bella ed edificante che ci ha invitato a fare esperienza di Dio e ci chiede di esserne testimoni nella vita di tutti i giorni affidandoci con gioia a Lui come ha fatto Maria all’annuncio dell’Angelo.
Diac. Marco Florio
E anche tornando alla quotidianità il nostro orologio sia la preghiera e Gesù la bussola.
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