Saluto di Mons. Cerrato alla Diocesi di Ivrea
Ai Presbiteri, ai Diaconi, ai Consacrati e ai Laici
della S. Chiesa che è in Ivrea
Ivrea, 16 Dicembre 2024
Carissimi Fratelli e Sorelle,
nel momento in cui diventa ufficiale la notizia della nomina di Sua Eccellenza Monsignor Daniele Salera, finora Vescovo Ausiliare di Roma, a nuovo Pastore di Ivrea, desidero dire grazie: al Signore che ce lo dona, al Santo Padre che lo ha scelto, a lui che ha accolto la chiamata e viene come Successore degli Apostoli in questa Chiesa che amiamo.
Accolgo con voi, pieno di gratitudine, il primo saluto che il nostro nuovo Vescovo ci indirizza e glielo ricambio con fraterno affetto.
Ho pregato per lui prima ancora di conoscere chi fosse e continuo a farlo ora, nell’attesa del suo arrivo, prevedibilmente in febbraio 2025, chiedendo a tutti di unirci nel domandare al Signore di colmarlo dei Suoi doni e di dargli anche la gioia di trovare, lungo tutto il suo cammino, cuori aperti alla vera comunione e capaci di quella sincera amicizia che rende più leggere le fatiche, come ho potuto personalmente sperimentare nell’incontro con tante persone – davvero tante: vicine e lontane dalla Chiesa – che me ne hanno fatto dono, e alle quali, ancora una volta, con tutto il cuore dico grazie.
Nell’attesa dell’ingresso in diocesi del Vescovo eletto, avrò l’occasione di congedarmi da voi nei modi più semplici dell’incontro personale, quelli che ho sempre preferito, ma ci sarà anche il momento dell’ufficialità. Fin d’ora però desidero dirvi che ringrazio il Signore per questi dodici anni vissuti con voi.
Fin dal mio arrivo vi ho salutati – e vi saluto ora, alla partenza – con quel “Sia lodato Gesù Cristo” che riprende l’acclamazione liturgica «Lode a Te, o Cristo» con cui affermiamo la nostra fede nella Sua presenza tra noi, e lo riconosciamo fondamento e centro della nostra vita, come dice san Paolo: «Per me vivere è Cristo»; «Vivo io, non più io, Cristo vive in me», e come la S. Liturgia ci fa pregare: «Ti lodino Signore, le nostre labbra, Ti lodi il nostro cuore, e poiché tuo è tutto ciò che noi siamo, sia tuo tutto ciò che noi viviamo».
Sinceramente vi posso dire che nel mio ministero ho avuto come intento e impegno fondamentale quello di annunciarvi Gesù Cristo, di favorire l’incontro con Lui, di crescere – come vi scrissi nel primo saluto alla diocesi – nella «“intima amicizia con Gesù da cui tutto dipende”»… «Gesù Cristo diventi sempre più il centro della nostra vita; la nostra esistenza sia trasformata dalla Sua gloria che è la Sua presenza amata ed accolta; che a Ivrea sia da noi vissuta la vita nuova che avrà la sua pienezza nella Casa luminosa e bellissima del Padre. Tutto il resto ha senso solo in questo contesto. Tutto il resto lo vivremo – con l’aiuto di Dio – vivendo questa realtà da cui “tutto dipende”».
L’inizio del mio servizio in Ivrea coincise con l’inizio dell’Anno della fede, indetto da Sua Santità Benedetto XVI per il 50° di inizio del Concilio Vaticano II, il cui autentico insegnamento il Santo Padre ci riproponeva. Sull’intero mio cammino tra voi, preziosa fonte di luce è stata la Lettera Apostolica “Porta fidei”, con le sue chiare indicazioni: «La “porta della fede” che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa, è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo, mediante il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui. Professare la fede nella Trinità – Padre e Figlio e Spirito Santo – equivale a credere in un solo Dio che è Amore: il Padre, che nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra salvezza; Gesù Cristo, che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo; lo Spirito Santo, che conduce la Chiesa attraverso i secoli nell’attesa del ritorno glorioso del Signore. Fin dall’inizio del mio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo».
Questo, con l’aiuto di Dio, ho cercato di fare in ogni atto – dal più semplice al più solenne – del mio ministero. Sono consapevole di essere stato inadeguato in tante cose e vi chiedo perdono. Mi conforta però la Lettera Enciclica “Dilexit nos” nella quale Sua Santità Papa Francesco ci invita ad un cammino che, con le mie povere forze, ho cercato di percorrere.
Filialmente grato al Vicario di Cristo, mi permetto di affidare l’Enciclica alla vostra riflessione e con cuore di padre e di fratello vi benedico invocando su tutti, per intercessione di Maria, nostra Ss. Madre, e dei nostri Santi, la Benedizione del Signore. Continuerò a farlo ogni giorno là dove sarò.
Nel Cuore di Cristo aff. mo
† Edoardo,
Amministratore Apostolico