IVREA
E’ stato il vescovo a dare inizio al pellegrinaggio in diocesi del Crocifisso di San Damiano e della Madonna di Loreto, accogliendo venerdì sera in cattedrale le immagini sacre.
Questo passo del Vangelo (Lc.1,26-38) presenta l’inizio del cammino dell’Emanuele, di Dio che si è fatto Dio-con-noi in una forma imprevedibile: diventa uomo lui stesso, condivide in tutto la nostra umanità, ci salva non solo liberandoci dal peccato, ma facendo di noi, creature, dei figli: figli Suoi realmente…
Questa pagina, ragazzi, ci parla anche del cammino nostro, di cui il vostro – verso Cracovia, ma anche quello che alcuni di voi hanno fatto verso Roma, nello scorso agosto, e quello breve di questa sera da S. Salvatore al Tempio dell’Immacolata e poi qui in Cattedrale – è immagine, segno.
E’ un cammino il cristianesimo che noi abbracciamo e da cui siamo abbracciati: cammino di Dio e cammino nostro… “Vieni e seguimi” dirà Gesù: cammina con me, dietro a me, poiché io ho camminato verso di te per offrirti la possibilità di rendere piena la tua vita, di fare della tua vita un capolavoro… Sì, ragazzi, un capolavoro, perché tutto ciò che noi siamo, tutto ciò che viviamo, non solo non viene messo da parte, ma moltiplicato per cento… Ricordate le parole di Gesù sul centuplo?
La pagina evangelica…
- C’è un’indicazione di tempo: è il tempo storico in cui regna Erode; c’è un’indicazione di luogo: Nazareth di Galilea; ci sono due persone concrete, con tanto di nome, che vivono in una situazione ben definita: legati da una promessa di matrimonio…
Non siamo nel mondo delle favole. Siamo nella storia… Dio che si fa uomo e cammina verso di me, non lo fa in astratto: entra davvero in ciò che io sto vivendo, dove sto vivendo, nel tempo e nelle situazioni in cui sto vivendo… Dio non è un ideologo, non è il Dio delle ideologie: la realtà non la si può eludere e vivere nell’astrazione, nella favola, nei miti, nel virtuale… Ragazzi, attenti al virtuale! Se non si sta attenti, fa correre il rischio di uscire dalla realtà… A Dio che cammina nella realtà, nella concretezza delle cose, delle situazioni, si risponde dentro alla realtà, poiché uscire dalla realtà è il modo migliore per non incontrarLo.
Guardate Maria: prende sul serio la realtà: io sono promessa sposa a Giuseppe, ma non viviamo ancora insieme; come è possibile che io concepisca un figlio? Domanda, usa la ragione, non si fa prendere dall’emozione, non dice “che bello!” come se le fosse raccontata una favola…! No, chiede per entrare dentro a ciò che Dio le dice nella concreta esistenza che lei sta vivendo… E Giuseppe? Lo sappiamo da un altro passo del Vangelo. Giuseppe – 18-20 anni – è angosciato quando la sua ragazza gli dice di aspettare un figlio che non è di lui… Anche lui si domanda; anche lui, come Maria, riceverà un messaggio di Dio, ma “dentro”: dentro quella storia che egli sta vivendo, dentro alla realtà in cui vive…
Capite, ragazzi? Dio non sta sulle nuvole, e non lo si incontra sulle nuvole: lo si incontra dentro alle situazioni che state vivendo, all’amore che provate per qualcuno, all’impegno dello studio e del lavoro; dentro alla vostra famiglia così com’è, dentro alla compagnìa degli amici, dentro alle difficoltà che provate, dentro all’allegria di certi momenti… Capite? Il cristianesimo è questo: l’incontro con Dio, con Gesù Cristo, DENTRO la vita, non fuori, in qualche momento speciale.
Domani pomeriggio andrò a ordinare diacono un amico: due fratelli gemelli nati e cresciuti in una famiglia non credente e non praticante… Durante gli studi un incontro: un gruppo di amici credenti… Dio era lì e bussava alla porta. Dio ha chiesto loro una svolta nella vita: ha proposto una vita donata a Lui soltanto, in un amore esclusivo, che diventa però un dono per tutti… Capite, ragazzi, che cos’è accaduto a Maria e Giuseppe? Lì, a Nazareth, iniziò il loro cammino, poiché lì era iniziato il cammino del Dio-con-noi, il Dio fatto uomo che condivide la nostra vita non a parole, ma nella carne, in tutto ciò che è la vita degli uomini e delle donne, con la loro diversa sensibilità, con i diversi doni che li caratterizzano e li distinguono affinché siano davvero complementari come Dio li ha pensati e li ha fatti…
- C’è un altro elemento di questa pagina evangelica che desidero sottolineare.
L’angelo-messaggero di Dio dà a Maria un segno del fatto che nel suo grembo è davvero entrato Dio e che Egli ha iniziato a crescere: una cellula fecondata, un embrione, poi bambino… Le dice “Vedi, anche Elisabetta, che è già vecchia, ha concepito un figlio ed è al sesto mese lei che era sterile”. “Vedi!” Sì, ma Elisabetta non sta a Nazareth… Per vedere occorre un cammino. Il segno Maria lo vede solo dopo aver percorso quella lunga strada…
La risposta che lei aveva dato a Dio: “Eccomi, sono a tua completa disposizione, avvenga di me quello che hai detto” è l’inizio del cammino che ognuno di noi è chiamato a fare. Se non lo facciamo, ne va della nostra felicità, cioè della vera realizzazione di noi stessi!
Qui, davanti ai nostri occhi, ragazzi, c’è l’icona di Cristo e quella di Maria: di Cristo che parlò a Francesco e Francesco lo ascoltò e lo seguì: divenne frate Francesco, san Francesco; di Maria venerata a Loreto, in quella casa che è la casa di Nazareth, dove tutto è cominciato, da cui Maria partì per andare a vedere Elisabetta, poi per andare dietro al suo Figlio fino al Calvario, fino all’incontro con Lui risorto, fino alla Chiesa, la comunità dei discepoli che si riuniva nel Cenacolo, fino al cielo dove ora è nella gloria di Dio in corpo e anima, in tutta la sua persona, perché la salvezza, il dono di Dio coinvolge tutta la nostra persona, la nostra vita, e niente di noi è destinato a perdersi, neppure un atomo, una cellula, un sospiro, un palpito del nostro cuore… Tutto di noi è chiamato ad essere salvato.
E allora camminiamo! Camminiamo dietro al Signore, la nostra mano nella Sua (sono i Sacramenti la Sua mano: l’Eucarestia della domenica, la Confessione…). Camminiamo!
Sia lodato Gesù Cristo!
† Edoardo, Vescovo